Dopo i discorsi di unione e integrazione fra le dieci sigle, queste sono riuscite ad arrivare ad un accordo solo con l'esatta metà degli aventi diritto. Non trovando un accordo – è il caso di dirlo – in “10 gatti”, in cinque si sono astenuti.
Nemmeno l'Unatras è riuscita a votare compatta, dimostrando l'evidente fallimento anche di questa alleanza. L'unico punto sul quale erano tutti d’accordo era come salvarsi la poltrona, limitando solo agli storici abituè l'accesso all'Albo, attraverso l’inserimento - in maniera del tutto antidemocratica - di un emendamento che stabiliva i requisiti del rinnovo all’interno della Legge di Stabilità.
Il Governo di allora "ha dovuto" cedere sotto il ricatto di uno sciopero da parte degli ignari "veri autotrasportatori", che nella vita di tutti i giorni hanno problemi reali che nulla hanno a che spartire con il mantenimento delle stesse poltrone che negli ultimi anni tutto hanno fatto fuorché i loro interessi.
E intanto l'amministrazione, a spese dei contribuenti, cosa ha fatto in questi mesi? Ordinaria amministrazione in attesa del rinnovo? Ma il sito dell'Albo, al momento di scrivere da ore addirittura offline, e nei giorni scorsi aggiornato agli inizi di marzo, ad oggi dopo la seconda riunione come si presenta? Non rientra anche lui nell’ordinaria amministrazione?
Dove è finita la trasparenza? Perché non vengono pubblicati, per trasparente informazione di tutti gli autotrasportatori regolarmente iscritti, i numeri di rappresentatività che queste grandi e storiche associazioni hanno prodotto per conservare il loro posto nella stanza dei bottoni?
Forse il rispetto per la categoria non rientra fra gli interessi di chi si è mantenuto la poltrona, stabilendo requisiti a sua misura che nulla hanno a che spartire con la reale rappresentanza del settore trasportistico. Ricordiamo infatti che questi requisiti prevedevano solo 500 aziende socie e 20 sedi su oltre 100mila aziende iscritte all'Albo. Ma quest’ultime non hanno diritto di sapere la reale rappresentanza di chi le rappresenta?
Ma le domande che sorgono spontanee vanno ancora oltre: se dopo aver trovato l'accordo sui requisiti per tenere la poltrona, allo stato attuale sono già in disaccordo nello spartirsi gli incarichi, riusciranno a trovare un accordo sui fondi della categoria? E sui grandi temi per ridare dignità e rendere competitiva la categoria? Oppure gli interessi di alcune aziende che delocalizzano prevarranno su quelli dei piccoli padroncini che non possono permetterselo? Lo scenario che si sta delineando è di un altro mandato di stallo, con finte vertenze, finte richieste e finte concessioni che hanno già soluzione perché, col doppio berretto, "se la suonano e se la cantano".
Ma allora, come già proposto dal primo punto della piattaforma presentata prima all’allora Sottosegretario Girlanda ed ora a De Caro, è sempre più urgente intervenire con una riforma dell’Albo. Una vera riforma che segua il corretto iter democratico, valutando se abbia ancora senso mantenere questo strumento, oppure ridimensionarlo al puro ruolo istituzionale di garante della corretta iscrizione degli autotrasportatori e mantenimento dei requisiti; trasferendo invece le ulteriori attribuzioni (formazione, innovazione tecnologica etc) su uno strumento democratico e di ampia condivisione tra tutti gli operatori delle diverse modalità del trasporto. Tale formula è già stata utilizzata da Assotrasporti al convegno “Gomma e rotaia uniti: un’opportunità per la ripresa delle aziende di autotrasporto”, presso il Forum internazionale Move.App Expo 2013 di Milano, nel quale l’allora sottosegretario Giachino ha commentato l’evento come “un punto di partenza per la risoluzione delle problematiche, mettendo insieme player precedentemente riuniti nella Consulta”. Questa “nuova Consulta”, al fine di evitare doppioni, potrebbe lavorare separatamente per la parte del trasporto su gomma in modo congiunto con la corrispondente dell’Automotive del Ministero dello Sviluppo Economico per i temi d’interesse generale, coinvolgendo tutte le associazioni della filiera, completando quindi i presupposti per l’abolizione del CNEL, come negli obiettivi dell’attuale Governo.
Queste sono le vere domande che le associazioni che rappresentano e difendono realmente la categoria si pongono. Trasparenza, unione e soluzioni concrete: questa è la ricetta vincente per Assotrasporti, Azione nel Trasporto Italiano e le altre che condividono i medesimi obiettivi, per risollevare un comparto fondamentale per l’intera economia italiana.
Questo gruppo di associazioni, riformiste e innovative, ribadiscono l’invito a tutti coloro che vorranno unirsi ad un dialogo costruttivo nello spirito di collaborazione che le ha contraddistinte in questo percorso.