Durante l’incontro si è discusso dei costi insostenibili con i quali le Aziende del settore sono costrette a convivere, a fronte di pagamenti che giungono costantemente in ritardo e sono troppo bassi per coprire le uscite.
Il Segretario provinciale Rochira ha ricordato che, come mostrano le analisi commissionate periodicamente dal Comitato centrale dell’Albo Autotrasportatori, se paragonati ai costi dei Paesi esteri, quelli delle imprese italiane di autotrasporto risultano molto più elevati, con un divario così forte da rischiare la marginalizzazione delle nostre Aziende.
Basei, supportato dal consulente del lavoro Davide Visentini, puntualizza che il problema riguarda tanto il costo chilometrico quanto il costo orario di esercizio dell’attività di autotrasporto, su cui pesano negativamente i prezzi elevati di assicurazione, gasolio, pedaggi, tasse sui veicoli, ammortamenti degli automezzi, manutenzione ed eventuali riparazioni, pneumatici, per non parlare del costo del personale dipendente. Tutti costi di molto inferiori nei Paesi confinanti, dalla Francia alla Germania, dall’Austria alla Slovenia, ma soprattutto nei Paesi dell’Est, Romania in testa, dove i costi per le Aziende di trasporto stradale di merci sono incomparabilmente più bassi.
In più “il nostro - ha dichiarato Basei nel corso dell’incontro - è un settore a rischio sulle strade ogni giorno. È per questo che siamo (giustamente) soggetti a stringenti controlli su strada con conseguenti ulteriori costi latenti del personale viaggiante, anche dovuti alle segnalazioni automatiche fatte all’Ispettorato del lavoro da cui conseguono onerose pratiche da istruire per dar prova della correttezza del nostro comportamento”.
ASSOTRASPORTI/Fiap-M rimarca che la questione dei costi ha priorità altissima. Le Istituzioni a tutti i livelli - comprese quelle dell’Unione europea che dovrebbero assicurare una sana concorrenza fra le imprese degli Stati membri all’interno del mercato unico - con il contributo delle Associazioni più vicine alla categoria, devono farvi fronte al più presto, predisponendo politiche ad hoc.
Tempo fa avevano suscitato clamore e scandalo le dichiarazioni dell’AD di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, che denunciava i fondi statali concessi all’autotrasporto - “Bisogna smetterla di dare un miliardo all’anno ai camionisti. Siamo l’unico Paese civile al mondo che lo fa” [fonte ANSA].
Ma un ragionamento di questo tipo, al di là del tono e dell’attacco gratuito alla categoria, non è sbagliato. A ben vedere, non servono soldi pubblici dati “a pioggia” per risollevare il settore. Servono, invece, politiche di sostegno più concrete ed efficaci.
Con il 90% delle merci che viaggia su gomma nel nostro Paese, il trasporto stradale si configura come un settore strategico per l’economia italiana, e in quanto tale merita molta più attenzione e politiche ben più ragionate di una semplice raccolta di denaro pubblico che non si capisce mai con certezza chi o cosa finanzierà. Sono del tutto inconsistenti i benefici che ne derivano per l’intera categoria, utili forse ad alcune Aziende per sopravvivere fra mille difficoltà ancora un anno, ma non a garantirne un solido sviluppo, in una prospettiva di crescita sul medio-lungo periodo.
Di questi tempi, poi, con le casse dello Stato sempre più esangui, anziché combattere in sede governativa e parlamentare per destinare denaro pubblico al settore, perché non ingegnarsi per progettare soluzioni condivise in una prospettiva finalmente a lungo termine?