L’obiettivo della tavola rotonda è stato di avvicinare l’autotrasportatore tradizionale all’intermodalità, illustrando i vantaggi che ne possono trarre dalla sinergia del trasporto merci su strada e ferro.
I lavori sono stati aperti dal Presidente Secondo Sandiano che ha evidenziato, fra le iniziative che Assotrasporti sta ponendo in essere a livello nazionale, l’organizzazione strategica di questo convegno volto ad avvicinare la gomma alla rotaia, nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza, per trovare soluzioni finalizzate a ridurre i costi, come sollecitato dalle aziende socie, al fine di creare dei margini di sopravvivenza e di sviluppo per gli autotrasportatori.
Sono successivamente intervenuti i partecipanti con interventi indirizzati verso nuove soluzioni alle problematiche legate alla logistica e agli incentivi per lo sviluppo degli interporti italiani.
Bartolomeo Giachino, Consigliere del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha così iniziato il suo discorso “L’intermodalità è in ritardo”, “adesso ad esempio c’è la discussione sulla riforma dei porti e degli interporti, personalmente la riforma dei porti essendo passato troppo tempo è insufficiente, siamo al punto di partenza per qualsiasi politica di intermodalità.”
Poi un breve frame sulla situazione politica, “la riforma è in ballo da tempo, tutt’ora Camera e Senato hanno posizioni diverse, lo stesso per la riforma degli Interporti, così abbiamo perso almeno tre anni. Il primo decreto Monti a parte Imu, delle tre norme sulla logistica che io avevo inserito, ne inserisce solo una, interessante ma inapplicabile per come è stata scritta”, continua il Consigliere del Ministro Lupi, “volevamo arrivare ad una modifica dell’art. 46 per consentici di partire con una politica intermodale, ma lo stesso Governo Monti, che aveva creduto nel sistema logistico portuale, nella Spendig Rewiev ha cancellato la Consulta e le modifiche all’art. 46 senza quagliare nient’altro”, la soluzione secondo Giachino è: “dobbiamo riuscire a prendere l’art. 46, modificarlo e inserirci alcune norme che ci servono dal punto di vista della riforma portuale, io lavorerei intorno alla riforma dell’articolo 46 e mettere insieme porti e interporti, naturalmente è essenziale che partecipino gli operatori, con una partecipazione attiva dell’e-commerce che è l’unico settore che sta crescendo”.
Roberto Liscia, Presidente del Consorzio Netcomm, concentra l’attenzione sul commercio elettronico: “trasporto significa successo…In italia c’è una crescita del 20% annuo, ma a differenza degli altri paesi esteri siamo indietro e non recupereremo mai il ritardo”, continua il Presidente “è indubbio che la velocità con la quale un paese sviluppa il commercio elettronico è correlata con la capacità delle imprese di aumentare la produttività e redditività, non abolendo la vendita offline, ma aumentando la sua capacità di esportare. Nel saldo tra import ed export, importiamo negativo un miliardo di euro, essendo un paese esportatore significa che stiamo regredendo.” I dati sull’e-commerce, forniti dal Consorzio Netcomm, prevedono un incremento esponenziale della domanda nei prossimi tre anni, al momento solo 14 milioni di italiani acquistano online, differente dai paesi del nord Europa dove gli e-commerce consumer sono 80 milioni, le vendite online in Italia si attestano al 1% del venduto, mentre in Europa siamo già al 7%.
Livio Ambrogio, Presidente della Ambrogio Trasporti spa, azienda logistica di trasporto intermodale con sede in Italia a Torino e Varese e in Francia, Spagna, Belgio e Germania: “Noi disponiamo di tutti gli elementi della catena di servizi, questo ci da modo di osservare quello che serve in quel mondo. Dopo decenni di dominio della benzina ci si sta accorgendo dei problemi ambientali e dei costi energetici, la modalità stradale pur continuando a migliorare lo fa solo in decimi di punto, con la ferrovia i miglioramenti si misurano con decine di punti percentuali. Di fronte a un mondo in questa direzione l’Italia deve migliorare, nonostante abbia seguito la modalità ferroviaria nel trasporto veloce delle persone, la TAV, è rimasta indietro nella ferrovia Cargo, per una serie di problemi.” I problemi sono di natura infrastrutturale: “i moduli sulle grandi direttrici internazionale sono insufficienti”, e politica “la politica deve prendere decisioni che tutti gli altri hanno già preso…il nostro comportamento constata che l’Italia si affida alla strada e non alla ferrovia”.
Bernhard Kunz, Direttore di HUPAC Intermodal, sottolinea l’importanza dell’intermodalità per i vantaggi che apporta ai produttori ma anche per lo sviluppo occupazionale che ne deriva, “guardiamo la situazione in Europa i grossi trasportatori hanno portato con se anche tantissimi posti di lavoro prendendo autisti locali, vendono sui nostri mercati e l’Italia, mirata sul padroncino, ha perso posti di lavoro”. Il porto di Duisburg, in Germania, vent’anni fa si è concentrato sulla logistica ora è il porto interno più grande d’Europa con 34mila posti di lavoro nell’indotto totale”. La mancanza di infrastrutture pesa sul nostro paese, “Non basta solo la logistica ma abbiamo bisogno della infrastrutture, in Italia la lunghezza massima dei treni è di 550 metri, mentre in Svizzera è di 750, così perdiamo il 34% di produttività e concorrenzialità”.
Mario Castaldo, Direttore della divisione Cargo Trenitalia, “L’Italia è un paese che non ha fatto nulla, ha strategie confuse, certe cose non può farle un operatore ferroviario”, afferma “Nel 2012 Trenitalia Cargo ha trasportato 45 milioni di tonnellate, riducendo dell’81% le emissioni di CO2 con il 71% di riduzioni al trasporto energetico, ma è poco, nonostante la liberalizzazione non siamo cresciuti. I volumi sono costanti ma c’è solo competizione all’interno della modalità ferroviaria senza intaccare altre modalità. Abbiamo investito a vuoto sia per interporti che porti e il tema dell’infrastruttura futura diventa necessario: massimo quattro,cinque porti in Italia con strutture e linee per il trasporto”, nello specifico, “i treni si devono fermare nei porti senza manovre, dobbiamo evitare retroporti inutili, che vanno costruiti solo per alleggerire porti saturi”, ma soprattutto, “centri intermodali messi in rete con quelli internazionali e nazionali”.
Alessandro Ricci, Presidente dello UIR, Unione Interporti Riuniti, e presidente dell’Interporto di Bologna: “non siamo in grado di offrire uno scenario di dinamica logistica più efficiente e più competitivo e ciò rischia di essere penalizzante, la riforma dei porti e interporti è uno degli elementi sui quali lavorare, se poi lo strumento è l’art. 46 con la sua modifica non saprei, ma se percorribile ben venga se si creano certe condizioni, mi pare un elemento sul quale lavorare in fretta. Continua: “Il contrasto fra la logica dell’ autotrasportatore e il trasportatore ferroviario è superato dai fatti, il mondo dell’autotrasporto è un pezzo importante e significativo nella nostra realtà e deve diventare protagonista del trasporto intermodale.
Anche se va fatto un ragionamento serio sulle risorse destinate all’autotrasporto, un pezzo andrebbero mandate al trasporto ferroviario e deve finire il tema delle sovvenzioni deve finire e iniziare quello degli incentivi, non a pioggia e funzionali per far sopravvivere aziende ma per creare scenari positivi. Facciamo qualche convegno in meno qualche fatto in più”.
Aldo Lupi, Presidente del Consiglio Dipartimentale degli Spedizionieri Doganali di Milano: “Già nella storia quando si parlava di intermodalità la Svizzera va al galoppo noi al trotto”, “Tanti convegni, ma non si arriva a nulla, l’intermodalità è una prospettiva interessantissima per la categoria degli spedizionieri. Dietro lo sdoganamento delle merci pesanti ci son norme molto difficili, specialmente adesso, una stragrande parte dei container asiatici vanno a sdoganare a Rotterdam per merce destinata in Italia”, questo perché, “il porto di Genova è costoso e ingolfato”. Conclude con un aneddoto, “ho fatto una lezione sulla normativa europea a Shangai, ad un certo punto del dibattito mi hanno chiesto quanto dista il porto di Genova da Milano, io ho risposto un ora e poco e loro - perché i container che spedisco ci mettono 15/20 giorni?”.
Amos Bolis, Maggiore della Guardia di Finanza: “Dobbiamo riflettere sulle risorse e sulle regole”, è questa la risoluzione posta per essere competitivi anche istituendo i porti franchi, “il mondo del trasporto è fatto di porti franchi, quello portuale era esente e bisognava essere elastici e favorevoli al commercio, nulla vieta che queste zone vengano fatte in Italia”.“Gli operatori commerciali fanno giorni di navigazione in più per altri porti perché il sistema di sdoganamento dei porti europei è molto più facile rispetto a quello italiano, non attraiamo investimenti degli operatori cinesi, che scelgono la Grecia per entrare in Europa”.
Per quanto riguarda gli investimenti da apportare alle infrastrutture, “ci sarebbe bisogno di una riflessione globale su porti e interporti, sulle risorse assegnate a tutti, può essere un momento di riflessione per capire dove investiamo e in quale direzione andiamo. Il luogo del porto deve essere idoneo all’idea di logistica che si vuole investire”.
Eugenio Morello del Centro Studi Sistemi di Trasporto IVECO ha affermato: “non sono numeri che permettono ai produttori commerciali di trasformare la propria produttività, dovremmo avere strategie di lungo periodo…mi ha stupito l’iniziativa europea Marco Polo I e II”, finalizzati a creare alternative al trasporto merci su strada. Dal 2003, i programmi Marco Polo I e II hanno finanziato progetti per i servizi di trasporto volti a trasferire il trasporto merci su gomma verso altre modalità, come le ferrovie, le vie d’acqua interne e il trasporto marittimo a corto raggio. I programmi rientrano nell’obiettivo della politica dei trasporti dell’Ue che punta a sviluppare alternative al trasporto solo su strada delle merci, “i risultati sono evidenti ma l’Italia non ha molto interesse per questi progetti d’intermodalità europea”.
Il Consigliere Giachino “Come partecipante al gruppo di lavoro ritengo che l’incontro è stato utile. Nel settore della logistica siamo specializzati nell’essere incapaci di fare gioco di squadra…noi proviamo a cantare nei convegni ma la prosa fatta in altre parti va in un altro modo.... facciamo sintesi tra me e voi e andiamo tutti insieme, Monti ha fatto saltare la Consulta, dove abbiamo definito il piano e le azioni da fare”, dopo la cancellazione della Consulta il Consigliere pone il punto sulla possibilità di istituire un tavolo risolutivo, sui problemi legati alla logistica che permetta alle parti di collaborare in sinergia per raggiungere un obiettivo comune.
Il Presidente Secondo Sandiano, dopo aver ringraziato i partecipanti e lo staff degli organizzatori del Move.App Expo Prof. Cristina CARNEVALI, prof. Riccardo GENOVA, prof. Gabriele PRIANO del CIRT - Centro di Ricerca Trasporti Università degli Studi di Genova e la dott.ssa Manuela LIVANI, ha espresso il suo compiacimento per l’ottima riuscita della manifestazione auspicando che le idee scaturite da questo confronto possano rappresentare importanti soluzioni per il futuro del trasporto italiano concludendo “il convegno è stato un trampolino di partenza per una disamina più approfondita sulle problematiche legate allo sviluppo dell’intermodalità in Italia e un punto di partenza per la risoluzione delle problematiche mettendo insieme player precedentemente riuniti nella Consulta”.