Dal 1° luglio 2016 per il caricamento su una nave da esportazione di un container confezionato è obbligatorio che quest’ultimo abbia un peso verificato (VGM), da esibire sia all’operatore della nave sia al terminale marittimo.
Fin qui nessun problema, non fosse che mancano strutture adeguate per adempiere ai nuovi obblighi.
Sembra di essere tornati indietro di 40 anni per ciò che concerne i servizi agli autotrasportatori, quando per le operazioni di carico/scarico delle merci containerizzate si stava tutti in fila ad aspettare il proprio turno con i documenti in mano.
Tutto dovrebbe essere gestito per via telematica molto rapidamente, con l’utilizzo delle ultime tecnologie disponibili e di adeguate tecniche “aziendali” di organizzazione, ma non è così.
Il certificato VGM giunge spesso in ritardo agli operatori delle navi, addirittura dopo l’arrivo del camion stesso.
Il documento, poi, deve essere mandato al terminale marittimo, causando un ulteriore prolungamento dei tempi di attesa. Per non parlare dei giorni festivi, che potrebbero accentuare il problema.
E gli autotrasportatori?
Sono costretti ad aspettare ore e ore al porto, in condizioni di estremo disagio.
Spesso non viene neppure fatta distinzione tra chi deve effettuare la pesatura presso il porto e chi invece possiede già il certificato, avendola effettuata in altra sede.
Ciò comporta un prolungamento dei tempi di consegna e, di conseguenza, un aumento esorbitante delle spese del servizio di trasporto.
Basti pensare a coloro che, terminate le ore di impegno giornaliere a causa delle code ai porti, hanno dovuto lasciare il camion parcheggiato nel piazzale a lungo prima di poter ripartire.
Il tutto determina stress per i trasportatori e ritardi nelle consegne, mettendo a rischio anche la sicurezza stradale.
Il caso più eclatante c’è stato al porto di La Spezia: code fino a 4 ore e tempi di attesa infiniti. Il problema interessa tutta Italia e occorre agire celermente.
Assotrasporti ritiene che si debbano trovare soluzioni immediate.
All'interno delle automobili moderne, dopo pochi metri si aziona la chiusura automatica e nessuno può più accedere dall'esterno, fino all'arrivo.
Così dovrebbe funzionare anche con i camion che giungono presso il porto: merce caricata, pesata, controllata.
Rapidamente e senza intoppi, in modo che il trasportatore non debba più pensarci fino alla destinazione finale (a meno di controlli doganali a campione).
I tempi sono mutati e se le Istituzioni non si sono adeguate al cambiamento, è bene che corrano presto ai ripari per dirimere la questione.
Perché a pagare, alla fine, è sempre il piccolo autotrasportatore.
Anche gli operatori del settore marittimo, in particolare Assagenti, sono già intervenuti per denunciare il problema.
È auspicabile un’unione di forze e intenti per supportare la Pubblica Amministrazione nel risolvere questa situazione.
Assotrasporti con i propri tecnici sta lavorando per proporre soluzioni innovative per arginare il disagio, l’ennesimo che, ancora una volta, colpisce un settore già in grande crisi come quello dell’autotrasporto.